Una questione da non sottovalutare: al cambio della residenza si è tenuti ad avvertire il datore di lavoro?
Si cambia casa, trasferendosi in un altro appartamento, più grande e spazioso, perché la famiglia si è allargata. Oppure si va a vivere in un altro comune, spinti da motivazioni di qualsiasi genere. Insomma si cambia residenza. Tuttavia il lavoro resta lo stesso e di conseguenza il datore di lavoro al quale fare riferimento.
A questo punto non si pensa a comunicare il cambiamento al proprio datore di lavoro, un po’ per dimenticanza, un po’ per l’idea di difendere la propria privacy, un po’ per proteggersi da eventuali problemi, magari da una lettera di licenziamento indirizzata al vecchio recapito. Ma un comportamento del genere è consentito dalla norma in vigore? Oppure si è obbligato a fornire il nuovo indirizzo al proprio datore di lavoro?
La domanda che ci poniamo non è assolutamente banale o inutile. Investe invece degli aspetti importanti nei rapporti tra dipendente e datore di lavoro. Tanto è vero che la Cassazione è intervenuta
Il contratto di lavoro prevede, tra l’altro, che sia indicata la residenza del dipendente. Questo elemento insieme agli altri (ad esempio ragione sociale dell’azienda, indirizzo ella stessa, ragione sociale, dati anagrafici del dipendente e così via) rendono possibile l’esecuzione del contratto stesso. nello specifico l’indirizzo di residenza del dipendente è necessario per le comunicazioni aziendali che non possono essere consegnate a mano.
Non è un caso che volte gli stessi Contratti collettivi di lavoro indicano la residenza del dipendente tra le informazioni che quest’ultimo deve fornire al momento dell’assunzione. Quindi se nel CCNL sottoscritto dal dipendente è prevista la comunicazione della residenza del dipendente al datore, tale informazione fa fornita a tutti i cambi. In caso contrario tutte le comunicazioni inviate al vecchio indirizzo mantengono la loro validità, comprese quelle inerenti provvedimenti disciplinare come il licenziamento.
Quindi secondo la Cassazione, se il CCNL impone al dipendente la certificazione della propria residenza al datore di lavoro, ad ogni cambio va comunicata la nuova residenza. L’obbligo deriva non solo dal CCNL, ma anche da un principio di buona fede nel rapporto di lavoro. Finché il dipendente non comunica il nuovo indirizzo all’azienda, questa ha il diritto di inviare tutte le comunicazioni al vecchio, restando valide.
Inoltre la mancata comunicazione del cambio di residenza o domicilio al datore espone il dipendente al rischio di sanzioni disciplinari che vanno dal rimprovero verbale, alla multa o sospensione non retribuita, al licenziamento disciplinare.
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